Il 17 Novembre è fissato l’appuntamento per il 7° incontro del per-corso “I Colori della Vita“.
Questo è il penultimo incontro della prima edizione. Il per-corso sarà ripetuto ad oltranza…
con frequenza mensile (circa… 🙂 ) ripeteremo il ciclo di 8 appuntamenti…in costante Crescita ed Evoluzione…
in costante Lavoro.
In missione…
…questo è il proposito al momento, unito alla richiesta a Dio che sempre più persone SCELGANO e VOGLIANO davvero guardarsi dentro.
Per Loro stessi…
Lavorare su SE STESSI.
ConoscerSI.
RI-CONOSCERSI.
ScoprirSI.
RI-SCOPRIRSI.
L’insieme degli appuntamenti forma un per-corso sinergico, ma ricordiamo che è possibile partecipare anche ad incontri singoli…
se sei interessat@ a partecipare a questa tappa del per-corso, chiedici informazioni liberamente 🙂
Conosci Te Stesso
[…]
A partire da Pitagora, che spingeva gli uomini a realizzare sé stessi, per arrivare a Immanuel Kant, molti filosofi hanno espresso l’importanza di conoscere se stessi nella propria autocoscienza prima di iniziare a scoprire le verità assolute. E molte altre culture hanno compreso l’importanza di questa affermazione: dalla cultura indiana, con gli Inni vedici, alle altre culture orientali, oltre a quella occidentale.
Egli osserva come ad esempio i concetti matematico-geometrici che applichiamo agli oggetti corporei abbiano le caratteristiche spirituali della necessità, dell’immutabilità, e della perfezione, mentre gli oggetti in sé sono contingenti.
Per esempio nessuna simmetria, nessun concetto perfetto si potrebbe riconoscere nei corpi se l’intelligenza non conoscesse già in anticipo questi criteri di perfezione.
Da dove deriva questa perfezione? La risposta è che al di sopra della nostra mente c’è una somma Verità, una ratio superior, ossia più elevata del mondo sensibile, dove le idee restano immutate nel tempo e ci permettono di descrivere la realtà degli oggetti contingenti.
Si può notare come Agostino assimili quei concetti perfettissimi alle Idee di Platone, ma diversamente da quest’ultimo egli le concepisce come i pensieri di Dio che noi intuiamo non in virtù della platonica reminiscenza, ma per illuminazione operata direttamente da Dio.
L’intelletto umano trova la verità come Oggetto ad esso superiore: la verità misura di tutte le cose, e lo stesso intelletto è “misurato” rispetto ad essa, al punto tale che in riferimento alla verità non si potrebbe neppure parlare propriamente di oggetto, bensì di Soggetto.
È come se Dio, in quanto essere intelligibile, fosse un sole che illuminando tutte le cose le rende perciò intelligibili: come è necessaria una luce corporea per vedere gli oggetti intorno a noi, così occorre gettare un’altra luce incorporea (Dio) per vedere le idee.
Anche la fisica delle particelle subatomiche (es. Heisenberg, Bell, Bohm) ha osservato in qualche modo un’inscindibilità dell’osservatore dall’osservato, che sembrano far parte di un solo fenomeno. Questo sembra coincidere con l’insegnamento dell’Advaita Vedānta, filosofia indiana della “non dualità”.
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